L’evento ha l’obiettivo di rilevare il possibile impatto psicopatologico dell’emergenza pandemica sulla società contemporanea, in particolare i fattori di rischio legati al lockdown, dall’emergenza sanitaria alle sindromi da stress post traumatico, dall’uso di internet alle potenziali nuove dipendenze, dal tema della scarsa coscienza igienica a quello dei disturbi mentali.
Il contagio è una categoria totale della nostra cultura. Nasce dal senso del tatto, dalla conseguenza della prossimità fra oggetti, nel mondo. Esso interessa i corpi, i saperi, le idee, gli oggetti. Questo evento cerca di esplorare il mondo dei contagi, quello che si è riscoperto fra incredulità, allarmismi e fake news quando la pandemia ci ha avvolto. Quello che, dall’antica Grecia sino ai virus informatici, ha definito la nostra cultura, fra metafore e scienze. Un complesso di simboli e vicende che disvelano la natura di fatto antropologico totale che il contagio riveste nella cultura occidentale.
Quello che, nella traiettoria vitale di un artista come Edvard Munch, ha fornito ispirazione per opere capaci di sintetizzare aspetti universali dell’anima. La psicobiografia del celeberrimo pittore consente di scoprire come una storia infantile di traumi, perdite e malattie, e una figura paterna sui generis abbiano “contagiato” una mente creativa, conducendo a esiti di eccellenza, ma anche a manifestazioni francamente patologiche. Munch appare imboccare un lungo percorso, che dalla vita bohémienne e dalla malattia giunge sino alla guarigione.